Palermo | Cappella Palatina
IL RESTAURO DEI MOSAICI E DEI SOFFITTI LIGNEI DELLA CAPPELLA PALATINA DI SAN PIETRO NEL PALAZZO DEI NORMANNI – Sito UNESCO
Sponsor ufficiale: Fondazione Würth
Periodo di esecuzione: da Giugno 2005 a dicembre 2008
RTI: Carla Tomasi s.r.l. – Studio C.R.C di Paolo Pastorello – Martino Solito Restauratore S.r.l. – Consorzio C.B.Art – Marina Furci – Sergio Salvati
Come è noto all’interno della monumentale Cappella Palatina coesistono manufatti di altissimo livello tecnico e artistico riferibili ad aree culturali diverse, per stile, materiali e tecniche di esecuzione. I suoi interni costituiscono uno dei più alti esempi di integrazione fra architettura e arti figurative. La ricchezza dei decori è impressionante, in particolare quella dei mosaici che rivestono tutte le pareti in alto delle navate. Su tutti spicca il Cristo Pantocratore benedicente, all’interno della cupola. Il soffitto ligneo della navata centrale, inoltre, è decorato con muqarnas dipinte di stile arabo. In ogni spicchio sono presenti stelle lignee con rappresentazioni di animali, danzatori e scene di vita della corte islamica e del paradiso coranico. In origine doveva risplendere di oro, in foglia, in maniera straordinaria per la quantità di superficie dorata nelle partiture decorate e nei tanti dettagli. La tridimensionalità delle diverse forme era funzionale al gioco di luci che, di giorno, penetrando dalle finestre, rimbalzavano sulle lamine dorate seguendo il corso del sole e di sera moltiplicavano la luce delle candele. La grande percentuale di superfici dorate dei fondi e gli innumerevoli dettagli delle figure realizzate con diverse tecniche di doratura impreziosivano a tal punto le muqarnas da conferire loro una presenza iconica e materica non inferiore a quella dei mosaici che sovrastano e completano.
I lavori di restauro
Per programmare gli interventi di restauro necessari occorreva una prima fase di studi visivi e microanalitici, di documentazione fotografica e grafica al fine di conoscere le tecniche di esecuzione ed i materiali costitutivi, determinare lo stato di conservazione e le cause di deterioramento e mettere a punto le metodologie di intervento in base ai dati raccolti in cantiere ed alle prove sperimentali. In particolare è stato necessario:
- caratterizzare i materiali utilizzati, definendo le tecniche di esecuzione;
- studiare lo stato di conservazione e le cause di degrado;
- identificare gli interventi di restauro precedenti e le sostanze sovrammesse all’originale;
- operare un confronto tra i dati emersi dalle indagini diagnostiche e quanto rilevato attraverso le osservazioni macroscopiche e i saggi eseguiti sulle superfici.
Un restauro complesso e impegnativo anche dal punto di vista organizzativo e di coordinamento tra le varie professionalità: cinque ditte di restauro, storici dell’arte, architetti e diagnosti, che hanno unito le proprie conoscenze e capacità per compiere un imponente intervento di restauro e conservazione.
Il restauro delle Muqarnas
I fenomeni di degrado più diffusi e macroscopici riscontrati sono legati alla presenza di umidità dovuta ad infiltrazioni ed a fenomeni di condensa e interventi passati eseguiti con materiali inidonei. Di certo il fenomeno più grave riscontrato resta la perdita pressoché totale della lamina dorata. Anche gli interventi di restauro realizzati in passato sono stati in parte la causa dei danni riscontrati.
Il restauro dei mosaici
Le devastanti dinamiche deteriorative innescate nei mosaici e nelle tarsie marmoree pavimentali, ha imposto una riflessione approfondita sulla valutazione dei criteri da seguire per l’integrazione delle mancanze esistenti nella compagine musiva della cappella di Ruggero II.
Le soluzioni, in generale, sono state di due tipi, con un caso particolare a nostro avviso interessante ed innovativo:
- metodo integrativo non-consustanziale a malta incisa dipinta
- metodo integrativo non-consustanziale con tessere in paste policrome
Il caso particolare a cui si accennava sopra riguarda un metodo innovativo che può essere definito come:
- 1. metodo integrativo non-consustanziale a malta incisa dipinta su supporto rimovibile
I mosaici parietali della Palatina, non presentavano molte lacune di dimensioni considerevoli e fortunatamente nessuna di grande estensione. Numerose erano invece le piccole mancanze sia sulle pareti che nelle tarsie del pavimento. Per i mosaici parietali si è proceduto secondo una tecnica largamente sperimentata, integrando le lacune di piccola e media estensione che non presentavano rischi particolari di interpretazione ipotetica, procedendo alla stuccatura degli strati mancanti e all’incisione della malta ad imitazione delle tessere. Alcune lacune, ed in particolare quella che interessava gran parte del volto del cosiddetto Teodoro il Soldato (parete dei Santi Militari, sopra l’arco settentrionale della cupola, parete esterna), mostravano sul letto di posa tracce significative del dettagliato disegno preparatorio, realizzato sulla malta fresca e seguito fedelmente dal mosaicista. In questo, il sistema proposto è l’integrazione non-consustanziale a malta incisa policroma a tono su supporto rimovibile, con il valore aggiunto dell’ispezione eventuale, sempre possibile per motivi conservativi e di studio, del livello originale sottostante.
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